Emilio Scanavino (Genova 1922 – Milano 1986)
Conseguito il diploma artistico, nel 1942 interrompe gli studi di Architetturaperchè chiamato alle armi.
Nel 1951, in occasione di una mostra personale alla londinese Galèrie Apollinaire, trascorre un periodo a Londra, dove vieneprofondamente colpito dall’opera di Bacon, di Sutherland e di Matta.
Queste esperienze determineranno lo sviluppo del suo linguaggio; crea in quel periodo i tesi spazi vuoti in cui predomina il grigio e il nero, mentre il segno acquista grande libertà evocativa, divenendo simbolo.
In seguito l’artista si avvicina alla poetica spaziale, interpretandola come ricerca di contenuti emblematici, di moventi intimi, conflitti sentimentali: nascono composizioni fitte di grovigli, simbolo dell’angoscia esistenziale dell’uomo, che si stendono su fondi compatti con minuziosa precisione, ben lontane da ogni sorta di automatismo.
È indubbia, in questa e nelle opere successive, la sua inclinazione verso la razionalità delle strutture, la ricerca di un ordine mentale, di un controllo del gesto, a cui si contrappone una realtà psichica, dominata dall’ansia e dall’ossessione della morte, simboleggiata da scheletri e carcasse.
Dal 1968 lavora sempre di più a Calice Ligure.
Alla sua opera sono state dedicate vaste personali presso la Kunsthalle di Darmstadt, 1973; a Palazzo Grassi di Venezia, 1973; e al Palazzo Reale di Milano, 1974.